Condividi:
La Basilica di Sant’Andrea di Vercelli ha ospitato il convegno “La filiera del riso tra cambiamento climatico e commerciale”, che ha riunito istituzioni, produttori, industria e distribuzione in un confronto cruciale per il futuro del comparto.
L’Italia, leader europeo con 226 mila ettari coltivati e 1,4 milioni di tonnellate prodotte, deve oggi affrontare costi crescenti, importazioni fuori controllo (+17% dai Paesi terzi), calo dell’export e regole ambientali Ue considerate penalizzanti.
“Serve un cambio di passo immediato” ha affermato Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, proponendo quattro azioni: revisione dei dazi, clausola di salvaguardia rapida, reciprocità nelle regole di mercato e una PAC rinnovata che punti su ricerca e tecnologie. “Non chiediamo protezionismo, ma regole giuste e concorrenza leale” ha aggiunto.
Dalla Regione Piemonte, l’assessore Paolo Bongioanni ha annunciato un protocollo di ricerca congiunto con la Lombardia, la riforma della gestione irrigua entro l’anno e l’apertura nel 2026 di una sede Agrion a Vercelli.
Il direttore generale di Ente Risi, Roberto Magnaghi, ha ricordato le distorsioni del mercato e i rischi legati alle importazioni da Paesi che usano pratiche vietate in Europa, mentre la tavola rotonda finale ha messo in evidenza l’urgenza di una strategia europea comune.
Il messaggio condiviso è stato netto: tutelare la risicoltura significa difendere un settore strategico per economia, ambiente e cultura del Paese.